Cerimonia del 4 novembre: il discorso del sindaco
« Domani partirò per chissà dove, quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non sarò più. Forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia. Addio, mia madre amata, perdonami dell’immenso dolore ch’io ti reco e di quello ch’io reco al padre mio e a mia sorella, ma, credilo, mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro per la Patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una Patria che non era la mia e che io odiavo. Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio. »
Leggendo questa lettera di Antonio Bergamas, un ragazzo che aveva disertato l’esercito austriaco per unirsi a quello italiano – un soldato caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato – leggendo di questo coraggio, di un uomo che ha preferito morire da italiano piuttosto che vivere sotto un’altra bandiera… mi sono chiesto: «Quanti oggi sarebbero disposti a compiere un simile gesto? Quanti di noi oggi sentono profondamente dentro di sé l’orgoglio di essere italiani?»
La realtà è che oggi sembriamo una nazione lacerata da mille divisioni… e forse lo siamo. Una nazione che dimentica troppo in fretta i sacrifici, i propri eroi caduti nelle guerre, caduti nelle strade per lottare contro il crimine, a difesa di altri connazionali, in difesa della pace e per valori di libertà e democrazia in terre lontane. Siamo una nazione forse troppo distratta da notizie che indeboliscono la nostra identità. Una nazione che sembra preferire lo scontro al confronto. E così facendo cresce la distanza e il distacco verso le istituzioni, verso le nostre forze dell’ordine… si perde l’orgoglio di essere italiani, si accentua il rischio di un nazionalismo eccessivo o addirittura in tanti la spinta a non credere più in un’Italia unita sotto la stessa bandiera tricolore.
Quindi oggi festeggiamo il 4 novembre con maggior forza, con spinta d’amor patrio. E ringrazio tutti voi presenti e le associazioni culturali e sociali che operano nel nostro comune per aver preso parte a questa cerimonia.
Nella figura delle nostre forze armate festeggiamo quell’Italia di eroi, combattenti, volontari e civili, che con spirito di sacrificio hanno donato la propria vita per questa nostra nazione. Risvegliamo le nostre coscienze, risvegliamo in noi l’orgoglio di sentirci figli di una grande patria. Facciamolo per loro, ricordandoli oggi con maggior vigore, ma facendolo anche domani e ogni giorno. Facendolo quando sentiamo oltraggiare la nostra bandiera e la nostra identità nazionale. Quando sentiamo spinte secessioniste, rispondiamo sventolando il tricolore nelle case, insegnando ai nostri figli il rispetto delle istituzioni, il rispetto per il lavoro e il sacrificio dei nostri carabinieri, poliziotti e forze armate tutte. Carabinieri che saluto e ringrazio per la loro presenza, costante, professionale e diligente.
Onoriamo oggi le vite sacrificate per la nostra sicurezza, per la nostra crescita sociale, culturale e democratica. Ricordiamo i soldati caduti nelle guerre, ricordiamo i carabinieri, i poliziotti e i civili vittime del terrorismo, vittime della mafia. Ricordiamo i soldati caduti nei territori lontani nelle missioni di pace. Vittime di guerre ingiuste, ma eroi di solidarietà e altruismo.
Pensiamo agli eroi rappresentati dai volontari della Protezione Civile e delle associazioni umanitarie che hanno dato la loro vita per salvarne altre, tra la devastazione di un terremoto o delle alluvioni che hanno colpito i nostri territori. Eroi coraggiosi, persone semplici, persone sconosciute ma che corrono in ogni parte del nostro paese per dare una mano. Ci stringiamo alle genti della Liguria, del Piemonte e della Toscana che stanno soffrendo per l’alluvione che le ha colpite e un ricordo va al volontario della protezione civile Sandro Usai, morto per senso del sacrificio mentre salvava due persone.
Ecco l’Italia che vogliamo onorare, ecco l’Italia che dobbiamo difendere ogni giorno. Ecco il ricordo doveroso ai nostri eroi, a uomini e donne che hanno fatto grande questo Stato, che nel momento delle difficoltà non sono scappati, non hanno tentennato nemmeno di fronte alla paura ma sono rimasti fermi, fermi nel perseguire il loro lavoro, uniti dallo stesso pensiero, dagli stessi principi di solidarietà, dedizione al dovere, senso dello Stato e generosità. Uomini e donne che hanno creduto nel valore della patria fino al sacrificio estremo. Crediamoci noi tutti, crediamoci sempre. L’Italia è una grande nazione, l’Italia è la nostra patria e questo grazie soprattutto al loro sacrificio. Viva l’Italia.
Stefano Petrocchi