Il comune vince la battaglia dell’antenna
Se un piccolo comune, come quello di Casperia, vince una battaglia legale (almeno il primo round) contro una grande multinazionale, come la Ericsson, si può ben dire ancora una volta “Davide batte Golia”. La società di telefonia mobile voleva installare un’antenna di circa trenta metri di altezza in un terreno privato di sua scelta; ma l’amministrazione ha risposto nell’unico modo consentito dalla legge, che non dà ai comuni la possibilità di vietare l’installazione di un’antenna: un apposito regolamento approvato dal Consiglio comunale (era il 6 giugno dello scorso anno) che, tra l’altro, prevede che tali infrastrutture siano installate in terreni di proprietà comunale individuati dall’ente stesso; nella fattispecie di Casperia, in una zona pedemontana, lontana dai centri abitati e relativamente nascosta alla vista, lungo la strada provinciale Finocchieto.
L’Ericsson non si è data per vinta e si è rivolta al Tar del Lazio per impugnare il provvedimento a suo parere illegittimo ma pochi giorni fa il tribunale amministrativo, nella sezione presieduta dal magistrato Eduardo Pugliese, ha dato ragione al comune di Casperia, assistito dall’avvocato Alberto Colabianchi di Roma.
«Poiché non c’è la possibilità di impedire l’installazione delle antenne di questo tipo, ritenute dalla legge “servizi essenziali”, l’unica arma che ha un’amministrazione comunale è l’adozione di un regolamento che ne individui la localizzazione. Il regolamento comunale è stato scritto ed approvato all’unanimità nel rispetto della normativa nazionale e regionale, per la salvaguardia della salute come diritto fondamentale dell’uomo ed in accordo con lo sviluppo scientifico, preservando anche la qualità dei servizi di telecomunicazione. Abbiamo individuato un’area idonea per minimizzare l’esposizione della popolazione alle radiazioni elettromagnetiche. In questo modo tuteliamo la salubrità del territorio in cui viviamo e riduciamo il più possibile l’impatto ambientale». È quanto dichiara il sindaco di Casperia, Stefano Petrocchi, che per ora tira un sospiro di sollievo.