La forza della memoria contro l’odio razziale
«La memoria è uno strumento molto strano, è come il mare, può restituire dei brandelli dei rottami magari, a distanza di anni». Questa frase di Primo Levi, celebre scrittore ebreo italiano che ha vissuto l’esperienza di Auschwitz, ci accompagna alla riflessione nel Giorno della Memoria, «al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati» (come recita legge 211/2000).
Secondo un rapporto dell’Unione europea, l’Italia è al primo posto per insulti, offese e istigazioni razziali sul web. Anche nel Giorno della Memoria è impossibile non accorgersi di quanto sia purtroppo vera questa triste e cupa realtà. Sembra che più si portano a conoscenza documenti storici e più la frangia del negazionismo aumenta.
Negare cosa? Negare perché? Negare come? Cosa spinge ancora a tanto odio? Ci penso e rabbrividisco sempre ogni volta che mi imbatto in un testo antisemita o razzista su internet, ogni volta che appare una scritta su un muro o allo stadio, ogni volta che ascolto un coro o, peggio, ascolto certi discorsi tra ragazzi – e, ahinoi, non solo tra ragazzi.
Dobbiamo essere sempre vigili. Il seme dell’odio cresce nell’aridità e la storia ce ne dà testimonianza.
Stefano Petrocchi